Diversità e Tenacia.

Se prendete dei tassonomisti a caso e chiedete loro quante specie di quercia ci sono al mondo, state pur certi che litigheranno, perchè non si troveranno mai d'accordo. Alcuni ne individuano quattrocentocinquanta, altri duecentocinquanta, i più optano per qualche cifra intermedia. Alcuni considerano certe specie degli ibridi, altri considerano certi ibridi delle specie. Ma non serve essere un esperto in materia per affermare che ce ne sono moltissime. Tutte le querce producono ghiande, ma a volte queste ultime possono avere le dimensioni di una pallottola da fucile da30-06, e se ti cadono in testa dall'alto producono un effetto simile! Altre sono grosse e tonde come una palla da biliardo. [...] Ugualmente variegati sono i cappucci che uniscono le ghiande ai piccoli. Alcuni poggiano sul seme come un berretto due misure troppo stretto; altri sono come caste sottane che ricoprono quasi interamente la deliziosa protuberanza; altri ancora sono più sbarazzini e scollacciati. Alcuni sono pelosi, altri sono fatti a scaglie, alcuni sono nodosi, altri lanosi. Certi sembrano l'elmo di un re, altri il cappello di un contadino.

[...] Ma benchè esistano molte specie diverse di quercia, ciascuna di esse differisce ben poco dalle sue parenti più strette. Nel genere Quercus bastano pochi geni a differenziare una specie dall'altra. [...] Le querce sono straordinariamente adattabili perchè bastano piccoli cambiamenti genetici per produrre differenze anche notevoli. [...] Le querce operano di frequente piccoli cambiamenti genetici. Presi singolarmente passano quasi inosservati ma, nei secoli, possono produrre effetti significativi. Specie diverse possono scambiarsi geni di continuo, finchè, con il passare delle generazioni, non vengono a crearsi caratteristiche nuove tanto nell'aspetto dell'albero quanto nel tipo di habitat ricercato. [...] Studi a livello molecolare su specifiche popolazioni di querce mostrano che anche alberi dall'aspetto identico possiedono spesso cloroplasti contenenti DNA di specie differenti. Quando le querce sono esposte a grandi cambiamenti climatici, la ricchezza genetica permette loro di adattarsi rapidamente. Questi autoesperimenti genetici perpetuano una riserva di possibilità, pronte per essere usate.

Circa sessantacinque milioni di anni fa, all'inizio del Paleocene, da qualche parte dell'attuale Thailandia cadde in terra una ghianda. Una piccola creatura pelosa simile a un incrocio fra uno scoiattolo e un ratto la afferrò con le zampette anteriori e se la portò via, per poi seppellirla in una radura.Gli esemplari più longevi delle Fagacee – la famiglia dei faggi, che include tutte le querce – producono almeno tre milioni di ghiande nel corso della loro vita. Quell'anno, il ratto-scoiattolo ne avrebbe sottwerrate circa duecento. Ma non avrebbe mai ritrovato la ghianda in questione. L'acqua sarà penetrata nel rivestimento del seme attivando la pianta in miniatura che attendeva all'interno. Utilizzando i nutrienti conservati nel seme, la radichetta – la protoradice – si sarà spinta verso il basso, attraverso una piccola fessura alla base della noce. La radichetta segue la forza di gravità ed evita la luce del sole. Se provate a ruotare una ghianda sepolta dopo che la radichetta è germogliata, quest'ultima invertirà la sua direzione e continuerà a crescere verso il basso. In un solo anno, questa prima radice sarà cresciuta sottoterra più di trenta centimetri. Un risultato superiore a quello di tutti i suoi antenati.

Per il resto, nei prima vent'anni di vita, l'albero non si sarà distinto dai suoi predecessori. Ma una volta raggiunta la maturità sessuale, si dev'essere verificato un drastico cambiamento. Anzichè stare ritti sui piccioli, pronti ad accogliere insetti visitatori, i fiori maschili avranno iniziato a pensolare all'ingiù, ondeggiando nel vento. Quest'albero, a differenza dei suoi progenitori, aveva fatto ritorno alla più primitiva impollinazione anemofila – quella che utilizza il vento – già impiegata dalle gimnosperme. Il seme, non più protetto da un guscio spinoso, era ormai aperto e liscio, con soltanto un piccolo cappuccio che lo congiungeva al picciolo. Era la prima quercia.

Flessibilità

Le Querce sempreverdi si sono adattate ai climi caldi, tanto secchi quanto umidi. In tali zone, la fotosintesi avviene tutto l'anno e c'è dunque un continuo bisogno di far risalire acqua lungo il fusto, così da portare ossigeno e minerali nei punti dove si producono cibo ed energia. La superficie delle foglie tende ad essere lucida e impermeabile, così da evitare improvvise perdite d'acqua e il conseguente avvizzimento. Di solito le foglie sono intere, senza lobi, il che significa si riscaldano e si raffreddano più lentamente. La stessa resistenza dell'aria, che ostacola la traspirazione, tende a essere maggiore in queste foglie intere che non in quelle più sottili o lobate. Spesso, le foglie sono anche leggermente concave, così da proteggere dal vento secco gli stomi del lato inferiore, calibrando meglio la velocità di evaporazione dell'acqua. A questa differenza esterna ne corrisponde anche una interna. La quercia sempreverde, diversamente dalle sue parenti caducifoglie, non mostra grosse differenze fra i vasi molto larghi del primo legno, prodotto all'inizio della stagione di crescita, e i piccoli vasi delle spesse pareti, prodotti durante la fase conclusiva della stagione di crescita. I vasi che formano il sistema circolatorio dell'albero risultano distribuiti più uniformemente all'interno di ogni anello annuale. Più piccoli sono i pori e più lentamente procede l'acqua. Ma anche in modo più affidabile. I vasi più piccoli, infatti, hanno meno probabilità di sviluppare le bolle gassose che interrompono la colonna d'acqua, rendendo inservibile il canale. La maggioranza dei vasi nelle querce sempreverdi rimane attiva non solo durante l'anno in cui viene prodotta, ma anche per molti anni a seguire. Il sistema delle sempreverdi crea un impianto vitale lento e stabile. Le querce caducifoglie incarnano la scelta opposta. Benchè le querce sempreverdi e quelle caducifoglie siano presenti le une accanto alle altre in numerose fasce climatiche, le seconde originano solo laddove esiste una stagione fredda vera e propria.

Persistenza

Fra i botanici, il rapporto tra numero di radici e numero di rami è un'unità di misura tipica per determinare la capacità di sopravvivenza dell'albero. [...] Sono pochi i semenzali d'albero che hanno un rapporto tra radici e rami di uno a uno. Questo significa che nella stragrande maggioranza degli alberi c'è più massa germinale fuoriterra che massa radicale sottoterra. Eppure, un semenzale di quercia presenta in media un rapporto di uno a quattro o di unoa sei, e sono state rinvenute querce con un rapporto addirittura di uno a dieci. [...] Nelle querce, la crescita radicale è doppiamente persistente. Laddove le foglie germogliano solo tre o quattro volte l'anno, le radici crescono continuamente da marzo ad ttobre, se non addirittura fino a novembre. Nelle zone temperate dell'emisfero boreale, il culmine della crescita si verifica fra maggio e la fine di giugno, con un'altra piccola punta fra la fine di agosto e l'inizio di ottobre.

Generosità

Sulla quercia scriveva Teofrasto intorno al 33 a.c nelle sue Ricerche sulle Piante " ci sono più cose, oltre ai suoi frutti, che su ogni altro albero". Egli notò almeno una dozzina di galle differenti. [...] Inoltre, diceva che la quercia ha anche molti funghi che crescono dalle sue radici. Sosteneva che Esiodo ritenesse che tanto il miele quanto le api fossero prodotti dalla quercia , ma Teofrasto, essendo forse un osservatore migliore del poeta in questione, notò che probabilmente Esiodo aveva scambiato per miele le goccioline simili a resina che spesso si trovano sulle foglie di quercia: le feci degli afidi, come adesso sappiamo. [...] Le galle di cinipide sono oggetti straordinari, complessi e intricati. [...] Una quercia tipica, dunque, è come un paese cosparso di città-galle. Ognuna ha il suo clima, le sue strade e le sue mura, i suoi abitanti, i suoi nemici e un determinato ciclo vitale. Da La Quercia. Storia sociale di un albero di William Bryant Logan. .

In Italia

Nel nostra paese le querce più comuni – tenendo presente dei continui incroci citati sopra - sono le seguenti: Quercus Cerris L. (Cerro), Quercus Petraea Liebl. (Rovere), Quercus robur L. (Farnia), Quercus pubescens Willd. (Roverella) e Quercus Ilex L.-Q (Leccio). .